Vitrocchio
Io lo so perché Giulio si è inventato questa storia di far disegnare a qualche amico un Pinocchio.Voleva farci pensare a noi stessi e alle linearità tortuose del nostro mestiere/vita. Pinocchio almeno per me non è mai stata una fiaba, una storia che attraverso esemplari vicende arriva o non arriva ad un didascalico consolatorio lieto fine. In Pinocchio il lieto fine è continuamente rimandato dalla sua stessa incauta curiosità che lo porta a cercare l’inatteso a inseguire il mistero e l’inganno a farsi intontire dall’illusione della felicità/facile, alla ricerca di un affetto che è il bisogno di essere amato per come si è e non per come gli altri vorrebbero che fossimo. In questa oscillazion etra giusto e sbagliato, si snoda la vita. Tra il bene e il male dove il bene è un po’ la stucchevole nenia del Grillo parlante che quasi tutti vorremmo spiaccicato sul muro per poi immediatamente pentirci, ma forse no. Il male è invece la trasgressione necessaria che si impone a chi vuol conoscere la vita senza protettive fatine. Insomma la parabola fantastica del burattino che diventa uomo rappresenta per me la metafora della ricerca di se stessi attraverso il confronto con “l’altro”. La vita di Pinocchio scaturita da un legno inanimato si deve riscattare pian piano attraverso amori, errori,paure e piaceri per arrivare alla coscienza della fragilità delle umane cose, e alla consapevolezza che al bene si arriva frequentando assiduamente il male. In questo schema circolare mi sembra corretto inserire Pinocchio nel Cerchio Leonardesco dell’uomo Vitruviano curioso del nuovo e insofferente delle convenzioni. Appunto Vitrocchio.
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DATA:
2023
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MOSTRA:
Carissimo Pinocchio, Museo ADI Milano
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REALIZZATO DA:
Miocugino. Officina di gesta e ingegno, Milano
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COLLABORATRICE:
Alice Zoe Ricci










